Novellara, sede di Palazzo Bonaretti editore, situata nel cuore della pianura padana a 160 chilometri da Milano e a 75 chilometri da Bologna, si caratterizza per una diffusa struttura produttiva ricca di piccole e medie imprese distribuite in un territorio compreso tra l'area fluviale del Po e i grandi assi viari delle autostrade del Sole e del Brennero. Si tratta quindi di una posizione eccellente accessibile dal casello di Reggio Emilia caratterizzato dai grandi ponti realizzati su progetto di Santiago Calatrava a cui si aggiungerà la stazione medio padana dell'alta velocità Milano - Bologna. Opere che vedranno completamento con la metropolitana di superficie che collegherà al capoluogo l'intera rete delle principali località della Bassa reggiana.
Il quadro socio economico dell'area è inoltre arricchito da un patrimonio ambientale e culturale ben sostenuto dalle strategie di marketing attuate dall'Amministrazione Provinciale in accordo sinergico con i Comuni locali impegnati nella promozione del territorio con titolazioni tematiche (circuito Piccole capitali, delle corti e dei castelli, ecc.) oltre che con un'intensa attività convegnistica ed editoriale a sostegno di strutture museali e aree protette. Si tratta di linee operative che ben recepiscono, tra l'altro, lo spirito della Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) - centrata sui temi della salvaguardia della qualità, della gestione e delle politiche di pianificazione del paesaggio - che proprio a Reggio Emilia ha trovato dinamica e prestigiosa attuazione nello svolgimento della Biennale del Paesaggio di cui l'immobiliare Acanto s.r.l. è partner e sponsor ufficiale.
L'idea di Palazzo Bonaretti editore di intraprendere l'attività in questo contesto socio economico, inserendosi nella rete di soggetti presenti e attivi impegnati nella valorizzazione e nel consolidamento del patrimonio ambientale e culturale, esprime la vocazione a contribuire alla definizione delle specificità e dell'identità del territorio dando impulso ai processi avviati.
Prendendo atto persino dell'opportunità rappresentata dall'Expo 2015 e stimandone la sostanziale ricaduta che potrebbe rappresentare per l'intero sistema territoriale, Palazzo Bonaretti editore ha avviato rapporti di collaborazione con alcune delle principali Università italiane disposte agli ambiti del paesaggio, dell'architettura, dell'urbanistica e delle politiche di comunità, considerandoli partner essenziali nel prospettare soluzioni adeguate all'occasione oltre che all’affermazione delle linee editoriali.
I TEMI DI RIFERIMENTO
Il piano editoriale, di cui è proposto l'avvio tra il 2011 e il 2012, prevede la realizzazione di una collana che si occuperà di
- Architettura
- Urbanistica
- Paesaggio
- Politica di comunità
- Sviluppo sostenibile
- Ecologia
- Economia
Palazzo Bonaretti editore diverrà quindi punto di riferimento per il pubblico interessato ad una produzione editoriale rivolta ad ambiti tematici che corrispondono in larga parte alla sensibilità ed alla vocazione dell'immobiliare Acanto ed al contesto familiare che la dirige.
Indirizzare ad essi l'impegno consentirà di accostare l'iniziativa al comune sentire, rappresentato dalla necessità di proporre strumenti dedicati all'osservazione ed alla valutazione di alcuni dei contenuti maggiormente connessi alle criticità ed alle progettualità che investono il nostro tempo.
IL TEMA DEL PAESAGGIO
un contributo di
Maria Cristina Treu
L’occasione di ripensare il paesaggio e di proporre una sequenza di testi in forma di collana si basa su più motivazioni.
Lo scorso anno, il decennale della approvazione della Convenzione Europea sul Paesaggio è coinciso con la ripresa dell’interesse su questo tema e richiede più di una riflessione e più di un bilancio attorno alle numerose interpretazioni e alle tante esperienze di progetti che riguardano i più diversi contesti e ben culturali. In Italia, anche il Codice Urbani, nel dettare gli indirizzi e le prescrizioni per la tutela e per la valorizzazione dei beni materiali e immateriali, estende il concetto di paesaggio, oltre che agli ambienti e alle permanenze di particolare valore ed eccezionalità, ai sistemi insediativi della quotidianità e alle situazioni di degrado fisico, di rischio ambientale e di compromissione sociale.
Nel caso del Politecnico, il Polo di Mantova focalizzala la propria attività di ricerca e di didattica sui temi del restauro inteso nella sua accezione più ampia, comprensiva delle problematiche della riqualificazione dei sistemi territoriali e della manutenzione programmata dei beni storici e culturali nella prospettiva della loro tutela e della progettazione di nuovi paesaggi. In particolare il tema trattato affronta i segni e i segnali che provengono dai territori della campagna abitata: un territorio antropizzato dall’attività agricola con una sequenza di forme insediative che per quanto riguarda le province della pianura irrigua della Lombardia comprendono un prezioso sistema di centri abitati, una rete di sapienti canalizzazioni irrigue e di corsi d’acqua, una costellazione di cascine fortificate nella pianura asciutta del cremonese, di cascine a corte chiusa e aperta nel lodigiano e nel mantovano. Sono forme insediative di un territorio a bassa intensità insediativa i cui segni sono ancora prevalenti , testimonianze vive di una forma di urbanizzazione che, in sottotraccia, si intravvede sino ai bordi dell’area della metropoli milanese e in alcune situazioni nel nord est e del nord ovest.
Tenendo presenti queste prime considerazioni l’ipotesi è di lavorare attorno ad alcuni di binomi terminologici e concettuali che rinviano, ad un estremo, alla necessità di sistematizzare le interpretazioni, all’altro estremo, di valutare i casi di buone pratiche di progetto per orientare le scelte e le azioni di altre esperienze.
Il primo binomio è quello che può dare un significato specifico alla stessa denominazione della collana: è il binomio Paesaggio- Paesaggi con, da un lato, la necessità di riconoscere l’unicità del concetto di paesaggio come risorsa dell’unicità della cultura che la storia del pensiero umano ci restituisce con una molteplicità di accezioni (rurale, urbano, naturale,ecc) e di tradizioni provenienti dall’ altro l’inevitabilità di dover praticare le diverse declinazioni che le specificità dei contesti territoriali, culturali e sociali, ci impongono nel fare quotidiano e nelle scelte di piano e di progetto.
Di seguito, le questioni da sviluppare e da integrare riguardano le relazioni di congruità e di contrasto che intercorrono tra tutela e valorizzazione: due obiettivi che rinviano a competenze diverse (allo Stato per la prima, alle Regioni per la seconda), ad approcci e tradizioni certamente più consolidate sul primo versante, molto più incerti e influenzabili dalle operatori del mercato sul secondo versante. Il rapporto tra i due obiettivi passa attraverso la scelta delle funzioni da assegnare ai beni interessati e/o da localizzare in determinati contesti e che dovrebbero coniugare fattori di cultura materiale, di innovazioni tecnologiche e di prodotto unitamente al coinvolgimento delle comunità più direttamente interessate. Nel caso italiano questi temi/ obiettivi sono particolarmente impegnativi per la quantità, oltre che per la qualità del patrimonio storico e paesaggistico di cui il paese dispone, a fronte della fragilità e delle difficoltà manutentive dei nostri insediamenti territoriali e urbani. Il riutilizzo di questi beni con la loro messa sul mercato, per esempio attraverso i trasferimenti di proprietà dallo Stato ai Comuni, non è risolutivo dei del problema soprattutto di fronte alle difficoltà finanziarie delle amministrazioni locali.
Oggi ci vuole una grande capacità di immaginazione progettuale, di programmazione e di gestione di interventi non necessariamente di natura esclusivamente edilizia. Siamo di fronte a scelte che devono trovare nuove soluzioni programmatiche e progettuali con scelte dove sempre più spesso gli interventi incrementali devono essere anticipati da opere di messa in sicurezza e di riqualificazione degli equipaggiamenti del territorio quando n on devono essere accompagnati o addirittura sostituiti da azioni di sottrazione e di ricucitura dell’esistente contro l’eccessiva sovrabbondanza di manufatti oggi esistenti.
Entrando nel merito degli approcci di piano e di progettazione le questioni da affrontare riguardano le distinzioni tra ambiente e paesaggio e tra strategie e attuazioni perché la frattura tra intenzioni espresse e azioni di intervento hanno proprio nell’ambiente e nel paesaggio le conseguenze più negative.
Le tematiche ambientali richiedono un apparato di conoscenze scientifiche che interessano sia le costruzioni edilizie con l’uso di nuovi materiali e di nuove soluzioni impiantistiche, sia la realizzazione di nuovi impianti di produzione e di distribuzione di energie rinnovabili che potranno interessare l’organizzazione di interi ambiti territoriali. Il paesaggio, viceversa, rinvia al campo delle esperienze culturali: da un lato, quello delle pratiche quotidiane delle comunità locali e, dall’altro, quello degli approcci progettuali nei diversi settori delle trasformazioni dei sistemi insediativi e territoriali. Gli effetti della diffusione degli interventi innovativi, sulla grande quantità del patrimonio esistente, oltre che nel caso di nuove costruzioni, richiederanno cambiamenti strutturali dello stesso settore delle costruzioni e, nello stesso tempo, sottolineano l’urgenza di integrare l’apparato tecnico normativo dell’urbanistica. Gli strumenti urbanistici si sono consolidati in una fase espansiva che non richiedeva un così forte coinvolgimento nella riprogettazione dell’esistente e in soluzioni di riqualificazione di situazioni degradate e di rivalorizzazione degli spazi pubblici. Siamo di fronte a una fase dello sviluppo che richiede di declinare più competenze disciplinari nei diversi settori dell’agire umano: un più alto livello di conoscenza e di coralità interpretativa in grado di coniugare misure tecnico scientifiche con l’immaginazione della molteplicità degli approcci progettuali riconoscibili nella qualità dei dettagli per fare nuovi paesaggi.
Nel campo della pianificazione territoriale e urbanistica i cambiamenti introdotti dalla più recente stagione istituzionale e legislativa distinguono gli strumenti cui è assegnato l’obiettivo di identificare le strategie di sviluppo da quelli più direttamente operativi o attuativi. Nei primi prevalgono i contenuti di programmazione e gli obiettivi di lungo periodo: sono i Piani Strategici che derivano dalla cultura aziendale e che a livello degli indirizzi di sviluppo territoriale “volano alto, lassù dove volteggiano le aquile” nel tentativo di costruire una condivisione di scelte che vada al di là degli interessi più immediati o di un singolo comune. Nei secondi si confrontano gli investitori pubblici e privati nella prospettiva di corrispondere più adeguatamente e più rapidamente alle esigenze dei cittadini proprietari e non proprietari. In questo caso le questioni da affrontare sono molte e più scabrose: possono riguardare difficoltà amministrative, incongruenze legislative, interessi diversi tra privati e tra pubblico e pubblico, fattori di rischio ambientale, tutele paesaggistiche e scelte di valorizzazione dei beni storico culturali. La distinzione tra i due livelli di strumenti strategici e attuativi, avrebbe dovuto risolvere in positivo la presunta rigidità dei piani urbanistici e agevolare la riqualificazione del nostri sistemi urbani e territoriali. Nella realtà ha contribuito a sostenere la fase espansiva del più recente ciclo edilizio con esiti perversi sui versanti del consumo del suolo e dell’omologazione dei paesaggi nelle aree metropolitane che nelle aree a minore densità insediativa.
L’ipotesi è di promuovere testi che affrontino le questioni qui accennate una volta che l’impostazione della collana sia condivisa da un consiglio scientifico e sostenuta da adesioni di più soggetti. Ogni saggio o volume dovrà comunque contenere la restituzione di più casi studio da cui estrarre riflessioni e indicazioni più sistematizzate. Si vuole favorire la conoscenza di esperienze progettuali a diverso livello e la centralità dei fattori di valutazione in design e post design che possono favorire la diffusione di buone pratiche a sostegno di una maggiore autorevolezza della committenza pubblica e di una maggiore professionalità delle scelte progettuali. In sintesi si vuole una collana che documenti come oggi non si possa vivere dei soli beni ereditati e si possano fare nuovi paesaggi di valore con rinnovata sapienza. Con testi che mettano a confronto questioni interpretative, di linguaggio e di metodi di analisi e di valutazione con la storia e i racconti che hanno fatto le città e i territori e con la descrizione e la rappresentazione dei progetti di paesaggio di ieri e di oggi.